• Costi minimi a rischio? Parola alla U.E.

    Cattive notizie dalla Corte di Giustizia Europea; una sentenza di qualche giorno fa dichiara che i costi minimi dell’autotrasporto, sono incompatibili con il diritto dell’Unione Europea.
    Ci sembra ovvio che questa decisione abbia fatto discutere e di contro ha sollevato un mare di polemiche in uno scenario sempre più critico per chi lavora nel mondo degli autotrasporti.

    La normativa italiana che disciplina i costi minimi, che fa riferimento all’articolo 83 bis del DL 112 del 2008, prevede che il corrispettivo stabilito tra ditta e committente, non può essere inferiore ai costi minimi di esercizio, calcolati in base al prezzo medio del carburante ed ai costi di esercizio dell’impresa di trasporto.
    La decisione di dichiarare illegittimi i costi minimi è articolata in diversi punti.

    In primis, è stato contestato il presupposto che vede i costi minimi come strumento di tutela in materia di sicurezza stradale. La Corte non ha infatti trovato alcun nesso tra i costi minimi d’esercizio e il rafforzamento della sicurezza stradale, risultando non idonea a garantire il conseguimento dell’obiettivo legittimo fatto valere dall’Italia per giustificare la restrizione della concorrenza (ovvero la tutela della sicurezza stradale).

    Pertanto, la determinazione di costi minimi limita di fatto la libera determinazione del prezzo dei servizi di trasporto, andando in contrasto con la libera concorrenza del mercato.
    Inoltre l’Unione Europea ha evidenziato l’aspetto puramente comunitario; ha ricordato che gli stati membri sono obbligati a non “adottare o a non mantenere in vigore provvedimenti, anche di natura legislativa o regolamentare, idonei ad eliminare l’effetto utile delle regole di concorrenza applicabili”.

    Va comunque detto che questa sentenza non risolve del tutto la questione: spetta infatti al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte.

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